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L’arte di cera di Caterina De Julianis, meraviglia settecentesca (C1-C2)

Oggi italyamonews pubblica un articolo di Donatella Aloisi sullo straordinario ritrovamento di quattro opere settecentesche

Un'opera di Caterina Julianis

Un’opera di Caterina de Julianis

Erano lì, da anni, su quei muri bui delle navate laterali della Chiesa dell’Immacolata, appesi a tre metri e mezzo di altezza. Ne hanno vista di gente passare sotto di loro ma nessuno, o quasi, li aveva mai degnati di uno sguardo. Poi, un giorno, degli appassionati di arte hanno cominciato ad avvicinarsi, a borbottare, hanno preso la scala ed ecco! finalmente dei volti umani!. Poi si sono sentiti sollevare e poi, scendere di nuovo. E si sono resi conto che sarebbero diventati “famosi”.

bui (dark – sombres) navate (aisles – allées) navate (hunging – suspendu) degnati (had never deigned – n’avait jaimais daigné) borbottare (muttering – murmurant) scala (ladder – échelle)

Si tratta della riscoperta di quattro gruppi ceroplasti (detti anche scarabattoli), realizzati dalla famosissima monaca e artista napoletana Caterina De Julianis nel diciassettesimo secolo, che, anonimi, giacevano da anni nella basilica dell’Immacolata di Catanzaro, città capoluogo della Calabria, finché qualcuno non se ne è interessato. Si tratta di teche di vetro o edicole di soggetto religioso raffiguranti: l‘ Adorazione dei Magi, Dei pastori, la Deposizione di Cristo ed il Trionfo della Morte che il critico d’arte Vittorio Sgarbi, che ne ha redatto l’expertise, sostiene essere tra le più belle cere d’Europa. Facevano inizialmente parte dell’arredamento del vescovo della città Emanuele Spinelli, poi nel 1720, alla sua morte, vennero collocate nell’Arcivescovado  e, dopo i terribili e disastrosi terremoti del 1744 e del 1783, le opere vennero acquisite dalla Regia Udienza che le donò, dopo la seconda guerra mondiale, alla Basilica dell’Immacolata.

ceroplasti (wax sculpture – céroplastie) monaca (nun – religieuse) giacevano (lay – étaient situés) teche di vetro (glass cases – théque en verre) raffiguranti (depicting – représentants) pastori (shepherds – bergers) ha redatto (has drawn up – a rédigé) sostiene (claims – prétend) arredamento (furniture – mobilier) vescovo (bishop – evêque) vennero collocate (were placed – on été places) terremoti (earthquakes – tremblements de terre)

Il critico d'arte Vittorio Sgarbi

Il critico d’arte Vittorio Sgarbi

Una scoperta che ha risvegliato nei catanzaresi la voglia di conoscere e valorizzare gli inestimabili tesori che la loro città, un tempo culla di arte e storia, custodisce da anni. Il grande merito della resurrezione di tali capolavori va alla determinazione di Spazio Concentrica, collettivo di artisti catanzaresi, e del Circolo Placanica, al Fai, Fondo Ambiente italiano,  all’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, all’Ufficio Beni culturali ecclesiastici di Catanzaro e al critico di arte  Vittorio Sgarbi che per l’esposizione in basilica ha redatto un testo dal titolo “Che la meraviglia non abbia fine” . L’auspicio di Oreste Sergi, uno dei maggiori esperti di opere catanzaresi e non, intervenuto nel corso della manifestazione, è che gli scarabattoli possano essere alloggiati nel Museo Diocesiano della città, e restaurati, considerati i danni arrecati alle opere qualche anno fa da mani poco avvezze al loro trasporto.

risvegliato (awakened – réveillé)  inestimabili (priceless – inestimables) culla (cradle – berceau)  custodisce (shields – garde) auspicio (the hope – espoir) possano essere alloggiati (can be housed – puissent être logés) considerati (given – étant donné)poco avvezze (unaccustomed – pas habitues)

Opere della De Julianis si trovano anche presso l’Albert & Victoria Museum di Londra,  vengono citate da Benedetto Croce e dal pittore e biografo Bernardo De Dominaci e furono lodate  dal pittore  Francesco Solimena per “l’incomparabile bellezza e la perfezione di parti” dei bambini di cera. La formazione artistica della De Jiulianis, unica grande artista donna in un tempo di uomini, fu ispirata dalla tradizione dei modellatori in cera napoletani, operanti già nella prima metà del secolo XVII e, in particolare, dallabate ceroplasta ed anatomista Gaetano Zumbo di cui lei fu allieva e collaboratrice per quindici anni. I soggetti di Zumbo, che lavorò alla corte dei De Medici e di Luigi XIV, riproducevano per lo più aspetti legati alla morte, alla malattia e alla putrefazione dei corpi.

Opere  (works – œuvres) furono lodate (were praised – on été – félicités) abate ‘abbot – abbé) per lo più (mostly – essentiellement)

L'esposizione nella chiesa dell'Immacolata a Catanzaro

L’esposizione nella chiesa dell’Immacolata a Catanzaro

Erano gli anni della peste, dei primi studi anatomici attraverso la tecnica della dissezione dei corpi, a Napoli il principe Raimondo di Sangro sperimenta studi alchemici e di anatomia (vedi il mistero delle “macchine anatomiche” allocate nella cappella di San Severo).  Lo stesso Zumbo, con le sue ultime composizioni, diviene subito celebre disponendo, da parte dell’Intendente Generale delle Gallerie di Francia (suo ammiratore), di un chirurgo per preparare le dissezioni di teste ad uso dell’artista. La fama del ceroplasta giunse persino a Parigi dove il 25 maggio 1701 fu invitato a mostrare una sua testa anatomica all’Académie Royale des Sciences.

peste (plague – peste)  celebre (famous – célèbre) disponendo (having available – en disposant) chirurgo (surgeon – chrirgien) ceroplasta (wax modeller – medéllateur de cire) giunse (came – est venu)

Ovviamente ciò non poteva non influenzare alcune opere della De Jiulianis. Ne sono una prova i due scarabattoli di soggetto simile,  il “Tempo” e “Il trionfo della Morte” che si trovano a Londra e a Catanzaro , in cui si intravede la figura anziana e barbuta di Kronos (allegoria del Tempo) con accanto un orologio e le varie fasi della decomposizione dei cadaveri. Sullo sfondo si intravedono resti frammentati di ossa umane e altri dettagli anatomici e strutturali facenti parte di questo piccolo allestimento teatrale barocco. Ma ”ciò che in Zumbo fu drammatico e mortifero – sottolinea Sgarbi –  è nella de Julianis fantasioso, vivido, allegro; entrambi aspirano a meravigliare con i loro mondi paralleli, con diverse tensioni espressive”.

influenzare (affect – affecter)  intravede (glimpses – apercevoit) barbuta (bearded – barbu)  cadaveri (bodies – corps) sfondo (background – fond) resti frammentati (remains fragmented –  restes fragmentés) ossa (bones -os) mortifero (deadly – mortelle) fantasioso, vivido, allegro (imaginative, vivid cheerful – imaginative – vif, gai) meravigliare (to amaze – étonner)

L'interno della Chiesa dell'Immacolata

L’interno della Chiesa dell’Immacolata

I soggetti raffiguranti l’Adorazione dei Magi e la Natività della De julianis sono infatti senza dubbio più solari. Il primo raffigura la scena classica  dell’arrivo dei Magi davanti alla grotta di Betlemme ricostruita secondo lo stile dei capricci settecenteschi con rocce e fogliame  di edera. I tre sapienti sfilano accompagnati da valletti e da uno gnomo giullare che regge in mano un colorato uccello. Bellissima l’immagine del primo magio prostrato in adorazione del Bambino, sotto lo sguardo amorevole e sognante di Maria e quello austero e paterno di Giuseppe. I magi e i personaggi del loro corteo, tutti ben delineati nei tratti del volto, vestono abiti di tipo cinque-seicentesco, curatissimi in ogni dettaglio.

grotta (cave – grotte) edera (ivy lierre) giullare (jester – bouffon) che regge in m(holding – tenant)  tratti (features – trats) curatissimi (well-kept – soignés)

Il secondo, “la Natività” , segue i caratteri iconografici tipici della pittura del tempo e ci presenta la Sacra Famiglia con il bue e l’ asino sullo sfondo di un ambiente costruito in blocchi di pietra. In alto una coppia di cherubini canta le lodi del Messia, mentre intorno alla Sacra Famiglia si stringono figure di pastori che suonano, contadini con ceste di frutta rigogliosa, donne, mendicanti con espressioni talmente comunicative da rendere questa opera piena di pathos e poesia. Una sola pastorella non esulta e guarda altrove, i suoi seni sono aridi ed avvizziti, è l’allegoria dell’Invidia che riporta l’evento sul terreno reale. Capolavori come questi, scrive Sgarbi “devono continuare a vivere perché la meraviglia non abbia fine”. In città si è costituito un comitato per raccogliere i fondi per il loro restauro.

 bue e l’ asino (ox and ass – boeuf et âne) blocchi di pietra (stone blocks – bloc de pierre) si stringono (here: approach – ici:s’approchent)  contadini (farmers – agriculteurs) ceste (baskets – paniers) rigogliosa (luxuriant) mendicanti (beggars – mendiants) guarda altrove (looks away – regarde loin)  seni (breasts – seins) aridi ed avvizziti (dry and shriveled -secs et ratatinés)

Pillole grammaticali: L’apostrofo

Abbiamo già visto come e quando si usa l’apostrofo con gli articoli indeterminativi

http://italyamonews.com/2014/10/16/pillole-gli-articoli-indeterminativi-e-lapostrofo/.

Vediamo adesso qual è la regola dell’apostrofo con gli articoli determinativi, con alcune forme verbali, forme abbreviate ed espressioni.

L’apostrofo deve essere sempre usato:

-con l’articolo lo e le preposizioni articolate formate con lo quando si trovano davanti ad un nome che inizia con una vocale.

Es: L’uomo che hai visto è mio fratello

Questo è il cappello dell’uomo che è scappato

inoltre gli aggettivi bello e quello davanti a nome che inizia per vocale seguono la regola dell’articolo determinativo.

Es: bell’amico; quell’amico

-con l’articolo la e le preposizioni articolale formate con la.

Es:  Mi piace l’amaca

Mi piace fare il pisolino sull’amaca

-con alcune forme verbali all’imperativo:

da’ –  dai  Es: Da’ una mano a tuo fratello

fa’  – fai  Es: Fa’ i tuo dovere

sta’ –  stai  Es: Sta’ attento a quell’uomo

va’–  vai Es: Va di corsa in ufficio

nell forme abbreviate di poco e modo:

Es: Oggi mi sento un po’ giù

Te lo dico a mo’ di esempio

– In alcune espressioni con la preposizione da 

D’ora in avanti, D’altronde, D’altra parte

– In alcune espressioni con la preposizione di

D’oro, D’epoca, D’accordo, D’argento

– nelle espressioni

Nient’altro, Mezz’ora, Tutt’e due, A quattr’occhi, Tutt’altro, tutt’al più, Sott’occhio, Senz’altro.

-Non si deve usare l’apostrofo:

 con la preposizione da, per esempio: vengo da Ancona (non “d’Ancona”)

– con la particella ci, per esempio: ci andrò (non c’andrò) ma attenzione: quando ci è usato con il verbo essere e entrare si usa l’apostrofo c’è, (non “ci è”) c’eravamo, (non “ce eravamo”)

– con l’articolo indeterminativo maschile un e i suoi composti (nessun/ qualcun)  per esempio: un albero, (non “un’albero”)

– con l’aggettivo interrogativo qual, per esempio: qual è

– con il pronome le

Es: le arriverà,  (non “l’arriverà”), cioè arriverà a lei

– con il plurale le

 Es: le ostriche,  (non “l’ostriche”)   –

con il pronome li

Es: li ascolta (non “l’ascolta”), cioè ascolta loro.

Ecco alcuni link per esercitarsi un po’!

http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=6457

http://www.atuttascuola.it/test/elisione.htm

Buon lavoro!

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Commenti (2)

  • Danielle Serrano

    |

    Buona sera Paola! Prima di tutto, tanti auguri per Lei. Che quest’anno sia piena di piccoli piaceri che fanno tanto bene. E sempre molto interessante leggere gli articoli selezionati.

    Grazie per i suoi consigli cosi utili.

    alla prossima volta,
    Danielle
    27000 Evreux

    Reply

    • Paola Gagliano

      |

      Cara Danielle, grazie a te per aver scelto italyamonews, non esitare a consigliarlo ai tuoi amci 😉 A presto!

      Reply

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