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Ecatombe nel Mediterraneo. Vergogna internazionale (C1-C2)

 

Una barcone carico di migranti nel mare Mediterraneo

Una barcone carico di migranti nel mare Mediterraneo

Da domenica non penso ad altro. E ho deciso di cambiare anche la programmazione delle uscite di italyamonews. Non riesco a non pensare ai cinquanta bambini stipati nella stiva del barcone affondato domenica scorsa nel canale di Sicilia a pochi chilometri dalla costa libica. I trafficanti li avevano rinchiusi li dentro con le loro madri, assieme ad altre centinaia di persone. Loro, i più deboli, i più poveri, quelli indegni a mescolarsi con gli altri disperati alla ricerca di una vita migliore. Loro spinti nella stiva, in terza classe. Prima di un altro gruppo al secondo livello ed altri ancora sul ponte, nella prima classe di un’ignobile scala del valore della vita umana. Tutti morti (solo 28 superstiti su 950). In un attimo. Senza neanche avere la possibilità di lottare. Stipati come erano gli uni agli altri, hanno sentito l’acqua gelida arrivare e sono rimasti immobili. Sono annegati.

stipati (creammed into – entassées dans)  stiva (hold – cale) affondato (sank – coulé) rinchiusi (locked up – enfermées) indegni a mescolarsi (unworthy to mingle – indignes de se mêler) ignobile (despicable – méprisable) gli uni agli altri (to each other – les uns aux autres) Annegati (drowned – noyé)

Da ieri non penso ad altro. Guardo i miei figli, i loro sorrisi, i loro visi imbronciati e capricciosi e poi vedo il buio di quella stiva, gli occhi sgranati che cercano uno spiraglio di luce. Una possibilità di salvezza. Mentre l’acqua assassina cancella ogni speranza. Un’ecatombe. Una vergogna che dovrebbe far tremare le coscienze dei governanti occidentali che fino ad oggi sono rimasti a guardare rimpallandosi responsabilità e competenze senza avere il coraggio di trovare una soluzione comune. Una tragedia che dovrebbe far vergognare tutti noi, perché nessuno di noi è sceso in piazza e nessuno ha scritto “je suis les immigrants” per fare capire a chi di competenza che quelle vite valgono quanto le nostre.

imbronciati (sulky – maussades) spiraglio (glimmer – lueur) ecatombe (massacre) tremare (shake – secouer) rimpallandosi (rebounding – en rebondant)

I superstiti (Foto: Ansa)

I superstiti (Foto: Ansa)

Quante altre vite umane dovranno essere inghiottite dal Mare Mediterraneo e quanti altri soldi dovranno essere spesi per salvarne pochissime? Se i milioni di euro spesi per l’operazione Mare Nostrum (tutta a carico dello stato italiano) e Triton (a spese della Comunità europea) la cui inefficacia è sotto gli occhi di tutti, fossero stati destinati per organizzare l’ingresso legale e graduale di queste persone in Europa, quante vite umane sarebbero state salvate? E ancora quanti soldi sarebbero stati sottratti alla criminalità organizzata che dalla Libia gestisce senza scrupoli il traffico di essere umani?  Più di trenta miliardi di dollari è la cifra d’affari di questo traffico della morte. Soldi che riempiono non solo le casse dei trafficanti libici, ma anche quelle della mafia e della camorra mentre il nord del mondo sta a guardare, intrappolato negli ipocriti ingranaggi della burocrazia europea e stordito da messaggi che attraversano le coscienze, le scuotono per poi farle nuovamente intorpidire fino alla prossima tragedia. Più grande.

 inghiottite (swallowed – avalés) tutta a carico (all paid – tous paye) fossero stati destinati (were intendet to – étaient destinés) sottratti (withdrawn – retiré) riempiono (fill – remplissent)  intrappolato (trapped – piégé) ingranaggi (gears – ingranages) stordito (stunned – étourdi) intorpidire (to numb – engourdir)

Lo sbarco dei morti. (Foto: La Stampa)

Lo sbarco dei morti. (Foto: La Stampa)

Dietro le etichette di migranti,  profughi, extracomunitari che riempiono i documenti europei  e i titoli dei giornali ci sono essere umani con una storia, una famiglia e la speranza in un futuro migliore. Non si può dimenticarlo, ma forse questa è una visione troppo buonista per conquistare un posto di primo piano nell’agenda politica internazionale.

etichette (labels – étiquettes)

Ecco la  testimonianza di Awas Ahmed, rifugiato somalo in Italia, letta da Valerio Mastandrea, noto attore italiano.

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Commenti (3)

  • carmela marangi

    |

    Ha proprio ragione… anch’io ci penso moltissimo!

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  • fawaz

    |

    Brava … hai detto la verita’. la comunita’ internazionale dove fare qualcosa volcemente per salvare i immigranti .

    Ottimo lavoro Paola!!

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  • marina

    |

    Fantastico lavoro Paola. Mentre leggevo il tuo pezzo pensavo tristemente che l’indifferenza a queste tragedie ha preso purtroppo il sopravvento. E, questa, è pure una cosa di cui vergognarsi.

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