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Lettera/ I miei quindici minuti con Franco Battiato

Miguel ci racconta di come ha realizzato il sogno di incontrare il suo idolo.

Qual è la motivazione per cui impariamo una lingua straniera? C’è chi lo fa per piacere, c’è chi lo fa per lavoro, c’è chi lo fa per conoscenza, c’è chi lo fa per i suoi studi. Io lo faccio per la musica per un cantante che mi piace molto, Franco Battiato. L’ho sempre ascoltato cantare in spagnolo, ma da qualche tempo ho cominciato ad ascoltarlo in italiano, secondo me, non c’è paragone.

Quando sono triste, allegro, tranquillo, nervoso, rilassato, ansioso…, in tutti questi momenti, c’è sempre una canzone che mi fa sentire meglio. Da sempre, le sue canzoni, mi hanno trasmesso tranquillità, pace interiore, un bel rapporto con me stesso, la ricerca dell’ io. Volevo capire meglio l’essenza delle sue canzoni, ma, non ero capace di comprendere il senso delle canzoni.

I biglietti

Per fortuna, quest’anno c’è stato un concerto di Battiato a Madrid, ricordo che quando l’ho saputo non potevo crederci. Gliel’ho detto a mia figlia, una abbattiata come me, e ci siamo andati insieme. Lì abbiamo incontrato tanti amici che ho trovato su internet (Facebook), con la stessa passione, gli stessi sentimenti: Mariola da Londra, Rosario da Jaén, Amelia da Valencia, Mabel da Madrid, Bruna e Fabio d’Italia. Per caso, tutti abbiamo acquistato i biglietti in prima fila a Teatro Price.

Il viaggio

Il giorno del concertó mi sono alzato alle 7 mattina, mi sono fatto la doccia, mi sono fatto la barba, e poi, ho fatto la colazione. Non ero nervoso, anzi, ero molto tranquillo, come se fosse tutto già predestinato, una prova per la mente, per il corpo, per l’anima, per il cuore. Era il momento, il giorno tanto atteso. Quando uno vuole qualcosa, quando uno la spera con passione, quando uno in realtà la vuole dal cuore, tutto è più facile.

Alle 10, siamo partiti. Mancavano due ore per l’inizio del mio sogno, due ore per vedere i miei amici. Mentre guidavo, io e mia figlia (Ángela), parlavamo delle cose che il futuro ci avrebbe riservato, io le dicevo che sarebbe stato un giorno che non avremmo dimenticato, perché avremmo vissuto delle esperienze bellissime. Io ero sicuro che avremmo visto Battiato, avevo delle sensazioni nel mio corpo che non riesco spiegare, soltanto lo sapevo. Alle 12: 15 siamo arrivati, Mariola mi aspettava. Che gioia, la conoscevo da molto, però, soltanto su Facebook. Siamo andati vicino al museo Reina Sofía, dove abbiamo pranziato con altri amici. È stato un incontro bellissimo, non li avevo mai visti, invece, parlando con loro, mi sembrava fossimo amici da sempre.

L’incontro

Dopo aver pranzato, nel primo pomeriggio, siamo andati a Teatro. Di solito, Battiato fa le prove del suono prima dal concerto. Non sapevamo se l’avremmo visto,  ma, siccome era il nostro desiderio, nostro sogno, abbiamo deciso di provarci. Quando siamo arrivati, nel bar che si trova dentro al Teatro si sentiva cantare “Centro di gravità permanente”, purtroppo, non potevamo entrare,  peccato!!! Erano le 17:30 più meno, parlavamo tra di noi, della musica, dei suoi concerti, delle sue canzoni, quando all’improvviso, la porta dal Teatro si è aperta, era Battiato, a due metri, di fronte a noi. Non potevamo crederci. Di colpo, un secondo di silenzio, non parlava nessuno, il tempo si era fermato, sicuramente era così, la terra non girava più su stessa, il sole brillava più forte e lui, ci guardava, inmobile, rilassato, ci stava aspettando. Il destino, i miei desideri, i miei sogni, erano soltanto a due metri da me. Io sapevo che questo sarebbe accaduto, lo avevo detto ad Ángela mentre guidavo.

A volte la nostra la nostra mente gioca con noi. Pensa qualcosa e noi facciamo il contrario; a volte, viviamo controcorrente, vogliamo fare qualcosa e ne facciamo un’altra. Altre volte invece, tutto è allienato e i nostri desideri, la nostra anima e la nostra mente viaggiano insieme.

L’incontro è stato magnifico, bellissimo, indimenticabile; Battiato è stato attento, cordiale, aperto, gentile, amichevole, e sopratutto, molto vicino a noi. Quindici minuti da non dimenticare, quindici minuti dove tutti quanti siamo andati su un’altra dimensione, quindici minuti in cui l’universo ci ha fatto un bellissimo regalo. Sono stati dei minuti magici, indimenticabili. Dopo ho pianto, però, ho pianto di gioia. Le emozioni sono così, non si possono evitare, non si possono ignorare, aspettavo questo momento da tanto tempo.

Il concerto

Alle 8:30, entriamo a Teatro, c’era tanta gente. Si poteva respirare un’aria straordinaria, magica; gli spagnoli vogliamo bene a Battiato, giacché, per noi, Lui è un essere speciale. Prima di Battiato, ha cantato Alessandro Mannarino, cantante italiano, che per la prima volta si esibiva in Spagna. È un artista veramente straordinario, ha molta forza nelle sue canzoni, in cui parla della società italiana, di come è diventata peggiore, di come la Chiesa, la Mafia, hanno tanta forza che è difficile fare qualcosa senza loro. Ha cantato mezz’ora Mannarino, prima che cominciasse la gente era un po’ perplessa, perché non si aspettava che lui avesse canato prima, invece, dopo l’esibizione, erano tutti molto sorpresi perché è statofatto un bel concerto, a me, è piaciuto molto.

Alle 9:40, alla fine, è arrivato Battiato sul palcoscenico, la gente in piedi applaudiva. La prima canzone “L’ombra della luce”, in spagnolo, “un cencío” per noi. No ha cantato molto in spagnolo, soltanto 5 canzoni su 27. Quando ha cantato “La Cura”, il mio corpo aveva la pelle d’oca, per una ragione che non posso dire. Il concerto è stato meraviglioso, la gente cantava le canzoni anche in italiano. Per gli “abbattiati”, non è un problema cantare in italiano, lo faremo male, però, cantiamo. “Stranizza d’amuri”, la mia canzone preferita. È una canzone scritta in siciliano, difficile da cantare, invece, è magica. E non è un problema che sia cantata in un’altra lingua, la musica non conosce lingue, solamente sa andare diritta al cuore. “La stagione dell’amore”, in spagnolo, la gente cantava in piedi, che meraviglia, che ricordo tanto bello. Nomadas”, anche in spagnoloil cui l’autore si trovava fra il pubblico, “Juri Camisasca”, anche se credo che non sia molto conosciuto al pubblico che era li, ma solo a un gruppo di persone. “Juri” è il suo pseudonimo, il suo nome è Roberto. Ha collaborato con Alice, Milva, Alfredo Cohen, Giuni Russo e anche Franco Battiato.

Battiato continuava a cantare ed io, non volevo che finisse mai. Ero assorto, di pietra. Stavo respirando la stessa aria, avevo gli stessi sentimenti di tutta la gente che si trovava a Teatro. Non ce nè un bis, nè due, ce nè sono tre. L’ultima canzone è stata “cucurrucucu paloma”, la gente era in estasi, cantava, ballava e batteva le mani, che meraviglia, incredibile, indimenticabile, meraviglioso.

All’inizio parlavo della motivazione per cui impariamo una lingua straniera. Questa è la mia motivazione. Sono molto orgoglioso, molto fiero, molto soddisfatto di studiare italiano per Lui, per Battiato. Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile questo giorno, E’ stato uno dei giorni più belli nella mia vita.

Grazie.

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Commenti (2)

  • monaspachi

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    Paola, qual è senza apostrofo Margari non l’hai notato ma correggilo se non vuoi cominciare la nuova “guerra” a italyamonews Da tutti questi insegnanti pinoli ?

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