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La dominazione araba in Sicilia, una storia di integrazione

Geroge Nabil, guida turistica egiziana, racconta la dominazione araba in Sicilia.

Oggi vi parlo del legame tra ma storia araba e la Sicilia. La conquista araba della Sicilia inizia ufficialmente nell’827. Prima c’erano state numerose incursioni , fin dal lontano 652, e reiterati tentativi di conquista della Sicilia da parte degli arabi, tutti falliti. La spedizione definitiva venne effetuata quando il ribelle bizantino Eufemio`, li chiamo` in aiuto.

•    La gestione della dinastia fatimida dell’Egitto di Sicilia: La Sicilia fu gestita in piena autonomia dai suoi emiri, anche se formalmente non fu contestato il vincolo di dipendenza dagliAghlabidi dapprima e dai fatimidi poi. Successivamente i kalibiti ebbero dagli Imam Fatimidi dell’Egitto il compito di reggere l’isola per loro conto: cosa che fecero con ampia autonomia rendendola di fatto un emirato sostanzialmente indipendente, pur restando fedele al Cairo.

•    Perché il Bizantino Eufenio chiese l’aiuto dei Maghrebini? La disgregazione dell’impero biazantino e la sua debolezza si facevano pesantamente sentire in Sicilia, alimentando un certo malconto. Tra l’803 e l’820 l’efficienza bizantina nel quadrante centrale Mediterraneo comincio` a decrescere vistosamente, in concomitanza con il governo dell’imperatrice Irene mentre  la vicenda di Tommaso Lo Slavo contribuiva ad accrescere lo stato di debolezza dell’impero. Il turmarca della flotta bizantina Eufemio di Messina che si era impadronito del potere in Sicilia con l’aiuto di vari nobili, chiese l’aiuto dei regnanti Maghrebini nell’825 per tutelare il suo dominio sull’isola.

•   La conquista Araba: Alla guida della spedizione c’era un giurista settantenne, Asab ibn al-Furàt. La spedizione araba lasciò il porto di Susa il 14 giugno dell’anno 827 e dopo aver effettuato una sosta nell’isola dei conigli (Lampedusa) per rifornirsi di viveri ed uomini, sbarcò a capo Granitola presso Mazara tre giorni dopo, il 17 giugno. Le truppe di Asad, per la difficoltà dei luoghi e per lo scarso nutrimento soffrirono quanto e come gli assediati.  La loro fu una conquista dura, Palermo la ebbero nell’831, perché stremata da una pestilenza, Messina nell’843, aiutati da truppe napoletane, Enna, da loro chiamata Kasr Jànna (da cui Castrogiovanni) fu presa nell’859, dopo un assedio tanto lungo che consentì agli arabi di coniar moneta. Le ultime a cedere furono Siracusa, nell’878, Catania, nel 900, Taormina nel 902 ed infine completarono l’occupazione con la caduta di Rometta nel Messinese. Correva l’anno 965. In Sicilia non ci fu un regno unitario arabo ma tante piccole signorie rette da “Kadì”. Il comportamento degli arabi fu improntato alla tolleranza. Non perseguitarono i cristiani ma si accontentarono di far pagare loro una tassa la “gézia” consentendo la libertà di culto. Pochi infatti furono i tentativi di ribellione e vani furono i tentativi di riconquista da parte di Bisanzio, ricordiamo solo quello di Giorgio Maniace (dal 1038 al 1042) perché fra le sue truppe militavano anche, in qualità di mercenari, i Normanni che a breve, sarebbero riusciti a scalzare i musulmani dall’isola ed ad affermarvi la loro signoria. Durante la dominazione araba, Palermo (Balarm in arabo) si distingueva per lusso e per ricchezza e si presentava con tutte le caratteristiche di una città orientale. Divenne una capitale mediterranea. Si contavano più di 300 moschee (così riferisce nel 973 Ibn Hawqal, viaggiatore arabo dell’epoca normanna ) ed una popolazione di oltre 250.000 abitanti, quando a Roma o Milano non c’erano più di 20 o 30.000 anime. La Sicilia tutta era piena di industrie e di commerci, come ci rendono conto i viaggiatori Ibn Gubayr, Ben Idrisi e lo stesso Ibn Hawqal. Era il giardino del mediterraneo. In Sicilia gli arabi favorirono la nascita di una ricca cultura, sia nelle scienze che nella letteratura.

• L’influenza della cultura Araba sull Sicilia: Durante i 200 anni della loro dominazione, gli Arabi portarono nell’isola la cultura, la poesia, le arti, le scienze orientali e abbellirono il loro regno con monumenti stupendi. Durante la loro permanenza gli Arabi diedero un notevolissimo apporto all’economia ed alla civiltà Siciliana: introdussero le colture del riso e degli agrumi, realizzarono opere di canalizzazione che consentirono l’uso razionale delle risorse idriche (cosa che oggi i nostri amministratori hanno “dimenticato”). Ancora oggi nel dialetto Siciliano ci sono  termini come “gebbia”, la vasca di raccolta delle acque, “saja”, i canali, “senia” ruota del mulino ad acqua, ecc. Furono incrementate le piantagioni di gelsi con conseguente impianto di manifatture per la seta. Svilupparono la piccola proprietà terriera, eliminando i latifondi, con opportuni provvedimenti fiscali, quale l’abolizione dell’imposta sugli animali da tiro.

•    Poeti e scrittori : Uno tra i migliori poeti arabi Siciliani è Abu Al Hasan ma ci furono anche scrittori che hanno scritto della storia di Sicilia come Ibn Kalta che ha scritto La storia Araba di Sicilia e Ibn Hamdis di Noto che aveva degli scritti sulla Sicilia.

•    I Monumenti  Arabi in Sicilia : Non ci rimane alcuna Moschea, perché trasformate in chiese cristiane, e lo stesso Alkazar (l’attuale Palazzo dei Normanni di Palermo), non lascia più riconoscere la parte costruita dagli Arabi, e ben poco di altri monumenti di quell’età è giunto fino a noi; ma quanto rimane – parti di una moschea incorporata nella chiesa di S. Giovanni degli Eremiti; parti di castelli incorporati, come in quello della Zisa, o della Favara, e negli ampliamenti successivi in epoca normanna o la struttura del vecchio quartiere arabo di Mazzara, o le terme di Cefala Diana – è sufficiente per documentare la continuità della tradizione araba in Sicilia.

•    L’influenza Linguestica: C’era un’influenza molto forte sulla storia linguistica della Sicilia. Numerosissimi toponimi: Caltanissetta, Caltagirone, Caltavuturo, ecc, derivano il loro nome da “Kalat”, castello; Marsala, Marzameni, da “Marsha”, porto; Gibellina, Gibilmanna, Gibilrossa, da “gebel”, monte; Racalmuto, Regalbuto, da “rahal”, casale e così via. E poi ci sono anche termini commerciali come: funnacu (fondaco), tariffa, sensale; termini agricoli come fastuca (pistacchio), zagara (i fiori dell’arancio o del limone), zibibbu (una varietà di uva), giggiulena (sesamo); vocaboli come “calia” (ceci abbrustoliti) “giurana” (rana), “zotta” (frusta); o cognomi come Badalà o Vadalà (servo di Allah) Fragalà (gioia di Allah) ecc.

•    La Cucina Araba in Sicilia : Nella cucina, dal cuscus alla cassata, alle arancine. Tutta la cucina siciliana ha una forte impronta araba che si riconosce nell’uso delle spezie, dello zucchero e dei profumi. Inoltre, antichi riti di magia, credenze popolari, come le “truvature”; scongiuri e pratiche di fattura che derivano direttamente dal fondo dell’anima araba della Sicilia, come giustamente annota l’etnologo Giuseppe Pitré. Per strano che possa sembrare sedici secoli di ellenismo sono stati quasi annientati dall’arabismo che in soli due secoli è riuscito a lasciare una forte impronta che né Normanni, né Svevi, né Spagnoli o Francesi e per ultimo i piemontesi sono riusciti a cancellare. Questo può significare una cosa sola: la dominazione araba non fu mero dominio ma integrazione con i popoli autoctoni e dovrebbe essere da esempio.

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