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Integrazione, a Riace l’utopia diventa normalità (B1-B2)

Domenico Lucano assieme ai suoi concittadini

Domenico Lucano assieme ai suoi concittadini

Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, tra le cinquanta persone più influenti al mondo secondo la rivista Fortune

Benvenuti nel paese dell’accoglienza . Il cartello posto all’ingresso del centro abitato è chiaro. A Riace, paese della costa jonica calabrese, l’accoglienza è di casa .  Eppure camminando lungo le vie strette di questo borgo di poco più di settecento abitanti non si puo’ non provare stupore e meraviglia .  In un laboratorio di filatura una donna insegna il punto antico ad una ragazza eritrea, un’altra giovane riacese mostra la tecnica del vetro soffiato ad una donna irachena mentre, in un locale poco distante, un uomo afghano lavora la ceramica ed un altro procede alla raccolta differenziata . Riace non è solo il paese dell’accoglienza, è il paese dell’integrazione.

Quando nel 1998 i primi extracomunitari sbarcarono sulle coste di Riace per fuggire alla guerra e alla fame neanche Domenico Lucano, allora insegnante e oggi sindaco di Riace, avrebbe pensato che un giorno i suoi concittadini avrebbero avuto ben 20 nazionalità diverse. Un piccolo miracolo nel profondo sud dell’Europa a cui adesso guarda il mondo intero. Qualche giorno fa infatti, la rivista america Fortune ha inserito Domenico Lucano tra le cinquanta persone più influenti al mondo. Assieme a Papa Bergoglio e Angela Merkel Lucano è stato premiato per per la sua posizione pro rifugiati diventata un modello studiato e adottato nella gestione della crisi dei rifiugiati in Europa. Prima della rivista americana, il regista tedesco Wim Wenders aveva già celebrato il modello Riace nel film “Il volo” e ne aveva parlato al decimo summit dei premi Nobel per la pace  a Berlino sostenendo che la vera utopia non è la caduta del muro, ma quello che è stato realizzato in alcun paesi della Calabria, Riace in testa. “Il vero miracolo non è qui, ma in Calabria,  – aveva detto Wenders – dove per la prima volta ho davvero visto un mondo migliore. Ho visto un paese capace di risolvere, attraverso l’accoglienza, non tanto il problema dei rifugiati, ma il proprio problema: quello di continuare a esistere, di non morire a causa dello spopolamento e dell’immigrazione”.

lucano_domenico_1_fgLa storia di Riace è quella di tanti i paesi del sud Italia. La fama conquistata grazie al ritrovamento dei Bronzi nel 1972  non ha impedito al borgo calabrese di spopolarsi e perdere la ricchezza delle antichi tradizioni e dei vecchi mestieri. Negli anni ’90 la maggior parte delle case del centro storico a pochi chilometri dal mare erano quasi tutte disabitate e dei quattromila abitanti degli anni sessanta ne restavano poche centinaia, quasi tutti anziani. Il paese era destinato a morire. Ma la fortuna ancora una volta è arrivata dal mare, proprio come i santi protettori di Riace Cosma e Damiano. E questa volta  i riacesi non se la sono lasciata scappare. Nell’ottobre del ‘98, dopo lo sbarco di trecento kurdi,  è nata l’associazione Futura e grazie all’aiuto di Banca Etica sono state ristrutturate le prime case albergo, date ai rifugiati,  e sono stati avviati i primi progetti per la rivitalizzazione del borgo.  Sono rinati i laboratori artigiani ed in particolare il laboratorio tessile dove vengono realizzati tappeti, coperte e copriletti con il filo di ginestra, una pianta di cui il territorio riacese è ricco tanto che ogni anno dal 18 al 29 giugno è possibile partecipare alla festa della ginestra e seguire l’intero processo di lavorazione dalla raccolta dei rami fino alla produzione del filo per la tessitura.

In diciotto anni Riace è risorto. Degli oltre seimila immigrati che ha accolto più di duecento hanno deciso di restare. E c’è già ancora posto per molti. L’estate scorsa il Comune di Riace , che ha aderito alla rete dei comuni solidali assieme ai comuni di Caulonia e Stigliano, ha risposto  all’emergenza accogliendo 170 profughi a fronte dei 15 del comune di Milano.

Lucano si è detto contento della sua apparizione nella classifica della rivista americana. “Da la sensazione – ha dichiarato – che quello che stiamo facendo ha trasmesso il messaggio di umanità di un luogo nonostante le precarietà economiche e sociali e i condizionamenti della criminalità organizzata”. Alla ‘ndrangheta, che da sempre affligge queste terre, il modello Lucano non piace. E a pochi mesi dal voto non ha mancato di farlo presente sparando alcuni colpi di pistola contro il locale di ritrovo della comunità multietinca, luogo simbolo dell’integrazione e della rinascita di Riace. Lucano non si lascia intimidire. Tanto più che adesso l’esperienza di Riace è diventata un modello da esportare e che anche la Regione Calabria, prima in Italia, ha adottato una legge che promuove l’inserimento dei rifugiati e garantisce ai comuni interessati dei finanziamenti per politiche di accoglienza e sviluppo economico delle loro comunità. L’utopia diventa normalità.

Modi di dire con la parola casa

All’inizio dell’articolo si legge ” A Riace l’accoglienza è di casa” ma cosa vuol dire?

È un modo di dire molto usato per dire che qualcuno o qualcosa ha molta familiarità con qualcos’altro.

Es: Giovanni al teatro è di casa, ci va praticamente quasi ogni sera

Vediamo altri modi di dire relativi alla prola casa:

Riportare a casa la pelle: ritornare vivi da qualche avventura rischiosa

sentirisi a casa propria: sentirsi a proprio agio

Es: Sentiti a casa tua, mettiti comodo

metter su casa: comprare casa

Es: Abbiamo deciso di metter su casa

un uomo/donna casa e chiesa: persona che non ha altri interessi

Es: La mia vicina è una donna casa e chiesa

avere un cuore grande quanto una casa: si dice di una persona molto generosa

Es: Sofia ha un cuore grande quanto una casa

non sapere dove sta di casa: si dice di qualcuno che dimostra con le proprie azioni di non essere all’altezza della situazione

Es: Mario la buona educazione non sa dove sta di casa

cominciare la casa dal tetto: si dice di una persona poco organizzata

Es: Mio fratello è il tipo che comnicia la casa dal tetto

a casa di Cristo: si dice di un luogo molto lontano

Es: Ci hanno portati a casa di Cristo

 

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